lunedì 30 aprile 2012

Dove può arrivare l'amore di un padre


Credo che ad un video come
questo
non vada aggiunto
nient'altro...
Buona visione a tutti!


venerdì 27 aprile 2012

Mangiano meglio i bambini liberi di pasticciare nel piatto


Mangiano meglio i bambini
liberi di pasticciare nel piatto

 

Come rendere lo svezzamento un periodo sereno e persino «educativo»

 

MILANO - Chi fa da sé non solo fa per tre, come dice il proverbio, ma impara meglio. Lo dimostra un recente studio condotto su 155 bambini dai 20 mesi ai 6 anni e mezzo, recentemente pubblicato da BMJ Open. «Se all'inizio dello svezzamento — spiegano Ellen Townsend e Nicola Pitchford, dell'Università inglese di Nottingham, autori dello studio — si lascia che i bambini mangino da soli pasticciando con il cibo, senza paura di macchie e guai vari, si è visto che imparano a gustare di più quello che hanno nel piatto, ad amare alimenti più sani e a saziarsi prima rispetto ai piccoli ai quali il cibo, ridotto a pappe e purea, viene dato con il cucchiaino dalle mamme».
LO STUDIO - Townsend e Pitchford hanno condotto la loro ricerca chiedendo ai genitori di rispondere a un dettagliato questionario sulle modalità di svezzamento e le preferenze alimentari dei figli. I ricercatori hanno così osservato che nella maggioranza dei casi i genitori (almeno quelli inglesi) facevano istintivamente le scelte che si sono poi rivelate giuste, lasciando che i piccoli si nutrissero da soli, con cibi adatti a loro, ma non ridotti in purea. E questo ha comportato non pochi vantaggi: i bambini cui era consentito di far tutto da soli, di sporcarsi e di mangiare anche cibi "solidi", da grandicelli rivelavano una preferenza per alimenti come pane, pasta, riso. Quelli che invece venivano imboccati dai genitori con pappine varie amavano soprattutto i gusti dolci, nonostante la loro dieta fosse mediamente più varia e composta con migliori mix di verdura, frutta, carboidrati e proteine. E c'è di più: i piccoli che mangiavano da soli sono risultati, negli anni successivi, meno soggetti a sovrappeso e obesità. Una differenza, questa, non spiegata dal peso alla nascita, da fattori socioeconomici o dall'eventuale obesità dei genitori (tutti elementi che contano per l'indice di massa corporea dei bambini, ma che nella ricerca sono stati "scontati" come possibili fattori di confusione).
MANI NELLA PAPPA - Secondo i ricercatori, quindi, le modalità di svezzamento avevano avuto un ruolo non secondario. «Lo studio è interessante, ma è difficile trarre indicazioni definitive sugli effetti delle modalità di svezzamento in relazione al sovrappeso — osserva Claudio Maffeis, pediatra dell'Università di Verona esperto in nutrizione infantile —. I bambini studiati erano già grandicelli e un'alimentazione prevalentemente a pappe dopo i 18-24 mesi, come quella seguita da alcuni dei piccoli inglesi, non è consueta: gli alimenti semisolidi vanno introdotti fra i 6 e i 12 mesi, poi bisogna rendere il pasto del bambino man mano sempre più simile a quello dell'adulto. Detto ciò, è senza dubbio vero che lasciar pasticciare i bambini con il cibo è molto utile fin dal periodo delle pappe: mettere le mani nel piatto proprio e in quello dei "grandi" è un istinto naturale da non reprimere. Sperimentare e "giocare" con i cibi è il modo migliore per far sì che si instauri un rapporto sano ed equilibrato nei confronti del l'alimentazione».
ABITUDINI - Aggiunge Ellen Townsend: «Masticare un pezzetto di carne consente di apprezzarne la consistenza; lo stesso alimento ridotto in purea non ha il medesimo effetto sul senso di sazietà, sul gusto, sulla gratificazione. E apprezzare appieno i cibi comporta di solito una minor tendenza ad abbuffarsi che viene acquisita una volta per tutte». Conclude Maffeis: «Lasciare che il bimbo mangi da solo è importante perché acquisti autonomia, al di là dei possibili effetti sul peso e sulle scelte alimentari future. Su questi fattori, a mio parere, incidono di più le abitudini familiari: i bambini imparano per imitazione e se in tavola arrivano cibi vari e sani sarà per loro naturale, poi, non eccedere con le porzioni, o con alimenti poco salutari».
Alice Vigna – Corriere della sera: http://www.corriere.it/salute/nutrizione/12_aprile_27/svezzamento-meli_1e8960b4-5718-11e1-a6d2-3f65acf5f759.shtml

martedì 24 aprile 2012

Il primo 'mammo' si separa dalla compagna


IL PRIMO “MAMMO” SI SEPARA DALLA COMPAGNA

Donna alla nascita, Beatie (Tracy Lagondino all’anagrafe), ha avuto 3 figli con l’inseminazione artificiale, anche perché il vero cambio di sesso non l'aveva mai fatto proprio per poter concepire. Oggi è un uomo a tutti gli effetti, ma in banca rotta per le spese affrontate in questi anni.
  
New York, 20 aprile 2012 - Diventato famoso per essere stato il primo 'uomo incinto', Thomas Beatie si sta per separare dalla moglie dopo nove anni di unione. “Come in tutti i matrimoni, anche noi abbiamo avuto alti e bassi, e stiamo attraversando un momento difficile. Ora come ora siamo separati”, ha rivelato il transessuale 38enne durante la registrazione di una trasmissione della rete Cbs che andrà in onda il 7 maggio.
Donna alla nascita, Beatie (Tracy Lagondino all’anagrafe), che ha avuto 3 figli con l’inseminazione artificiale, aveva iniziato il trattamento per diventare uomo col testosterone quando era poco più che ventenne. Il cambio di sesso nel 2002, quando s'innamorò di Nancy, ma mantenne gli attributi genitali femminili visto che la compagna non poteva avere figli.
Le immagini del trans con il pancione all’epoca della prima gravidanza fecero scandalo: la prima bambina nacque il 28 giugno del 2008, poi ne seguirono altri due. Ma la vita non è stata facile per la coppia. Beatie ha raccontato di aver subito minacce di morte e di essere stato definito un mostro.
E in più ora si trova in bancarotta a causa delle esorbitanti spese affrontate per l’inseminazione artificiale, per gli interventi chirurgici e per i trattamenti ormonali.
Oggi tuttavia la trasformazione si è conclusa. Come ha spiegato alla Cbs, dopo i tre figli ha affrontato l’asportazione dell’utero e l’impianto di organi sessuali maschili: ora Thomas è un uomo a tutti gli effetti.


Quotidiano.Net: http://qn.quotidiano.net/curiosita/2012/04/20/700403-beatie-primo-mammo-si-separa-da-compagna.shtml

 

Settimana Europea della Vaccinazione


SETTIMANA EUROPEA DELLA VACCINAZIONE

Vaccini, un decalogo per le famiglie

 

Nel 2011 il morbillo ha causato oltre 34mila casi in Europa. Indagine in 5 regioni: Hpv, situazione molto disomogenea

 

MILANO - Materiale informativo sulle malattie infettive e sulle vaccinazioni, tra cui un opuscolo-decalogo per avere risposte semplici e chiare ai dubbi, dal perché bisogna vaccinarsi alle indicazioni per l'infanzia. L'iniziativa del ministero della Salute si inserisce nell'ambito della Settimana Europea della Vaccinazione 2012 "Previeni Proteggi Immunizza". Lo scopo, spiega il ministero, è quello di «aumentare, nella popolazione e tra gli operatori sanitari, la consapevolezza del rischio reale legato alle malattie infettive e dell'opportunità e importanza delle vaccinazioni, come strumento di protezione per la salute del singolo e della collettività. Solo una comunicazione corretta e trasparente permette ai cittadini - sottolinea il dicastero - di essere informati, anche su temi difficili (come la sicurezza dei vaccini), per giungere a un consenso realmente informato alla pratica vaccinale». Solo raggiungendo e mantenendo nel tempo elevate coperture, si rileva, «è infatti possibile contenere la diffusione delle malattie infettive prevenibili da vaccinazione che continuano, invece, a verificarsi, come casi isolati e, più frequentemente, a causa della loro alta contagiosità, con focolai epidemici ricorrenti: è il caso del morbillo che, nel 2011, ha causato oltre 34.000 casi in Europa (in prevalenza soggetti non vaccinati o vaccinati con una sola dose), inclusi 9 decessi e più di 7000 ricoveri ospedalieri a causa delle complicanze (quali encefalite, polmonite, diarrea, otite media)».
INDAGINE - L'accesso alle vaccinazioni in Italia è ancora molto disomogeneo. È quanto emerge dall'indagine "Il diritto alla prevenzione vaccinale - Focus su Hpv" di Cittadinanzattiva, che ha coinvolto 5 regioni (Basilicata, Emilia Romagna, Lazio, Sardegna, Trentino) e 21 Asl. L'immunizzazione contro il papillomavirus umano (Hpv) - rileva il rapporto - è gratuita in tutta Italia, eppure questa gratuità è declinata in 21 modalità diverse. Anche nelle 5 regioni monitorate ci sono differenze: in Emilia Romagna e in Sardegna il diritto alla gratuità è mantenuto fino al 18esimo anno di età; in Basilicata le ragazze dodicenni e quindicenni mantengono il diritto alla gratuità del vaccino anti-Hpv per 3 anni, mentre le 18enni e 25enni per due anni; nella Provincia autonoma di Trento le ragazze hanno diritto al mantenimento della gratuità solo entro il 12esimo anno di età; nel Lazio il diritto alla gratuità è mantenuto, ma occorre sottolineare che i fondi destinati a tale scopo sono rinnovati annualmente.
INFANZIA - Anche nel settore delle vaccinazioni dell'età evolutiva emerge una grande disomogeneità, per esempio per numero di centri vaccinali attivi per Asl, modalità di appuntamento per la somministrazione, canali di prenotazione e collegamento tra registri aziendali e regionali. Uno degli indicatori studiati è quello dei tempi di attesa, che sembra attestarsi a un tempo medio di massimo una settimana. Fanno eccezione alcune realtà aziendali del Lazio, nelle quali si attende anche un mese per ottenere l'appuntamento. In questo settore si registra poi un trend in diminuzione per le campagne e le iniziative finalizzate a sensibilizzare i cittadini sull'argomento, peraltro concentrate più su informazioni relative all'organizzazione dei servizi e modalità di accesso, piuttosto che a temi delicati come effetti collaterali, rischi e dati epidemiologici.
CRITICITÀ - Il sistema di chiamata alla vaccinazione automatizzato per l'immunizzazione contro l'Hpv - sottolinea Cittadinanzattiva - faciliterebbe l'accesso al vaccino per le ragazze, tuttavia nelle regioni interessate dalla rilevazione il sistema risulta funzionante solo in Basilicata e Provincia autonoma di Trento. Analogamente disomogenea è l'esistenza di libretto elettronico per i richiami, non sempre adottato. Buoni i tempi di attesa, in generale, per accedere alla vaccinazione contro l'Hpv. Anche in tema di consenso informato, la situazione generale mostra che è pratica consolidata in quasi tutte le regioni; fa eccezione la Sardegna, che presenta 5 Asl su 8 in deficit rispetto a tale pratica. Fra le criticità rilevate dagli stessi professionisti sanitari la qualità del sistema anagrafico regionale, la questione dei fondi per l'acquisto dei vaccini e dell'adesione alla campagna vaccinale. Ma se da una parte i professionisti mostrano preoccupazione per il tema dell'adesione, dall'altra lo scenario che si presenta per le procedure adottate dalle Asl è molto eterogeneo, in quanto non esiste un'indicazione univoca al livello nazionale, una linea guida o best practice cui ispirarsi. A fronte della creatività nel momento della convocazione, ci sono però alcuni fattori di omogeneità: tutte le comunicazioni sono indirizzate ai genitori, contengono informazioni sull'appuntamento o su come richiederlo. Le campagne di sensibilizzazione trascurano però il canale offerto da internet. Infine, il rapporto evidenzia che nelle scuole non viene svolta attività di informazione sull'opportunità di prevenzione del cancro della cervice uterina attraverso la vaccinazione anti-Hpv. Fanno eccezione solo alcune Asl di Lazio e Sardegna.

(Fonti: Ansa e Adnkronos Salute)